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Chi era B.K.S. Iyengar?

Immagine del redattore: Carolina GodoyCarolina Godoy

BKS Iyengar

Il nostro metodo di yoga riceve il nome del maestro che l'ha sviluppato: Bellur Krishnamachar Sundararaja Iyengar. Ma chi era questo maestro e perché è diventato così importante nello yoga moderno? 


Ho pensato che il migliore modo di parlare di Guruji B.K.S. Iyengar sia condividere questo magnifico testo pubblicato sul Journal du Yoga in Francia e scritto da una persona che per anni ha studiato con lui: il mio maestro Christian Pisano. Leggerlo e rileggerlo mi aiuta a comprendere più in profondità alcuni aspetti dell’insegnamento di Guruji, e della nostra pratica.


"Il Leone di Pune è morto.

La notizia della morte del mio maestro, Sri B.K.S. Iyengar, mi ha raggiunto nelle prime ore del mattino del 20 agosto. Il leone di Pune è morto. Tuttavia non c'è stata tristezza, ho sentito invece una profonda nostalgia: nostalgia per quel vento di libertà che spirava e si incarnava nella sua presenza. Una volta, qualcuno ha detto che il silenzio che seguì a Mozart era sempre Mozart. D’un tratto, nell'assenza della sua forma, la sua presenza è divenuta ancor più evidente, radiosa, disperdendo le nubi del dubbio per lasciare il posto alla meraviglia e alla gratitudine.


Come non essere colmi di meraviglia al cospetto del gioco della Coscienza, incarnata nella storia di una leggenda che ha inizio quasi come una fiaba? Fu quel bambino gracile, malaticcio, dall'istruzione modesta, senza nessun futuro, ad essere scelto dagli dei per far sì che lo Yoga potesse essere nuovamente rivelato, che potesse illuminare l’Occidente, e che potesse infine riconquistare nobiltà nel suo Paese d'origine. Quali formidabili tempeste, ostacoli, opposizioni, disapprovazioni, umiliazioni ha dovuto incontrare e superare!


Le pratiche yogiche avevano un passato malvagio. Molto spesso proibite e clandestine, si rivolgevano ai rinuncianti, coloro che fuggivano il mondo: lo Yoga era assimilato ai fachiri e ad altri vagabondi folli, ai reietti della società. Quanto ai pandit, essi non si interessavano che all'approccio filosofico, intellettuale, che sovente li portava alla negazione del mondo e del corpo stesso. Quanta credibilità poteva dunque avere un uomo sposato che praticava quelle che sembravano essere contorsioni?


Il rapporto con il suo guru Krishnamacharya fu tormentato ed improntato di paura. Con lui non rimase che due anni, durante i quali questi non gli insegnò quasi nulla, ripetendogli che proprio non era tagliato per quest'arte. Dalla terribile tensione provocata dal non ricevere alcun riconoscimento dal suo maestro e dall'essere rifiutato dalla società si sprigionò quella luce che avrebbe illuminato il mondo dello Yoga tutto. Quanta profonda solitudine deve aver conosciuto quando, ancor giovanissimo e senza nessuna esperienza né conoscenza, si ritrovò a Pune, a dover insegnare.


Nella tradizione si parla di due tipi di guru: Il primo, formato dai rituali, dalle iniziazioni, dall'accumulo delle conoscenze che trasmette; l'altro, che non è formato convenzionalmente (akalpitaguru), ma che è invece iniziato dalle divinità della propria Coscienza, e risuona di autorità del tutto spontaneamente.

Ed è questo che, a mio parere, caratterizza l'insegnamento di B.K.S. Iyengar: questa perpetua iniziazione a se stesso. Diceva che la pratica era il suo mantra: un mantra che ha declamato maestosamente fino alla fine della sua vita. La sua esplorazione era costante, al di fuori dei sentieri battuti, ciò che gli ha conferito quella libertà innovatrice che ha rivoluzionato l'approccio dello yoga.

 

Eccone qualche aspetto:

 

1. Il corpo come mandala

 

<< Il corpo è il mio tempio, gli asana le mie preghiere.

Ogni asana v’insegna l’arte del silenzio.

Ogni asana è libero. Diffondete ovunque questa libertà. >>

 

Si può affermare che con Sri B.K.S.Iyengar il linguaggio posturale è divenuto molto chiaro, molto preciso. Ha fatto chiarezza sugli asana nei vari gruppi, e sulla loro interazione.

Interazione che diventa evidente con la nozione di sequenza. Egli ha così creato un intero alfabeto posturale che ci permette di comprendere la nostra semantica interna.

Uno degli assi portanti di questa semantica è il concetto di allineamento, che non è certo semplicemente un allineamento fisico esteriore, ma che si riferisce all’equanimità (samatva).

Tale comprensione è facilitata dall’utilizzo dei supporti, che permette di aprire la pratica a chiunque, con tutto l’aspetto terapeutico che appartiene a questo approccio.

Si tratta di un dono meraviglioso all’uomo contemporaneo: ovunque si trovi, qualunque cosa stia facendo, può, se ne ha il desiderio, avere premonizione della Coscienza. Quando si esplora il corpo, fondamentalmente si esplora la vibrazione della Coscienza.

 

2. Il verbo precede le parole.

 

<<Perché cantare OM. Om è nel nostro corpo>>

 

Sri B.K.S.Iyengar è celebre per l’uso del linguaggio all’interno della pedagogia per descrivere le varie azioni. Se ne serve per avvicinarsi sempre di più alla istruzione interna, che è non verbale, che è vibrazione, e quindi mantra.

La descrizione di questa vibrazione interna nell’azione e nel movimento attraverso il linguaggio è un'altra sfaccettatura del suo genio.

 

 

3. L’osservazione delle diverse colorazioni del mentale nella neutralità.

 

<< Passato e futuro sono contenuti in ogni postura. Il presente è la postura perfetta>>


L’esplorazione delle diverse forme di asana diventa la lente d’ingrandimento dei vari atteggiamenti mentali. Il corretto posizionamento e la chiarezza degli spazi nell’asana permettono di incontrare gli antagonismi nella neutralità.

 

4. Il corpo-mente come espressione del respiro.

 

<<Quando inspirate, il Signore entra dentro di voi, quando espirate vi abbandonate a Lui>>

 

Tutti gli asana sono, fondamentalmente, un’esplorazione delle diverse modalità respiratorie.

Sri B.K.S.Iyengar ci ha dato degli efficacissimi strumenti (privilegiando alcuni asana praticati con i supporti) atti ad esplorare i vari diaframmi: pelvico, toracico e vocale. La pratica intelligente degli asana è la condizione sine qua non per accedere alla comprensione delle tecniche del pranayama. Anche qui come negli asana, ha fatto grande chiarezza sulle varie tecniche, che fino ad allora nei testi erano descritte solo superficialmente, o non erano descritte per nulla.


Al di là delle varie tecniche, delle pedagogie che ha trasmesso, e che hanno influenzato la gran parte delle scuole di yoga contemporanee, e che guideranno le generazioni a venire, il mio maestro mi appare come un bhakta che adorava il Supremo nel corpo e nelle diverse espressioni della vita. In lui c’erano il fuoco, la passione, l’assoluto, e la sua arte la insegnava attraverso questo fuoco, questa passione, questo assoluto. Al suo cospetto ci si trovava sempre in una condizione di urgenza, nel qui ed ora, che bruciava ogni timore ed esitazione.


Un giorno, a qualcuno che gli domandava come riuscisse a rimanere tanto a lungo nelle posizioni, rispose: “voi fate la posizione, io sono la posizione”. Dietro quegli occhi di brace, dietro quelle sopracciglia cespugliose, c’era questa maliziosa domanda: Di che cosa hai paura? Che cosa rischi, poiché tu non sei il tuo corpo-mente?

 

Il ruggito del leone di Pune è risuonato ai quattro angoli del mondo. Ci ha risvegliato dal nostro torpore e ci ha mostrato che, qualunque siano le nostre circostanze, possiamo anche noi ruggire liberamente. Il suo grido per l'assoluto mi sarà nel cuore fino al mio ultimo respiro.

 

Omaggio al mio guru, mahasiddha tra i siddha: il suo campo di gioco è l’universo.

Saluto il Guru, che dalla compassione per la mia ignoranza mi ha iniziato allo Yoga.

Gloria al Guru, luce della Coscienza, specchio della mia stessa presenza.

 

Dhyānamūlam Gurur Mūrthihi La forma del guru è la meditazione

Pūjamūlam Guroh Padam I piedi del guru sono l’adorazione

Mantramūlam Guror Vākyam Le parole del guru sono mantra 

Moksha Mūlam Guru Krupa. La grazia del guru è la liberazione.


Testo disponibile in lingua originale su https://christianpisano.com/


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